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I mercati azionari chiudono
il mese di luglio in discesa, con l’indice MSCI World in valuta locale in calo
dell’1.67%. Tra i mercati sviluppati l’unico ad aver registrato una performance
positiva è quello giapponese (MSCI Giappone, +2.09%). Pesanti le perdite
di molti mercati europei, tra cui la Germania
(-4.26%), la Francia (-3.86%), l’Italia (-3.17%) e, in misura minore, la Spagna
(-1.25%). Da segnalare la pessima performance del Portogallo, in calo del
13.86%. L’indice MSCI Europa in valuta
locale ha chiuso il mese a -1.85% grazie alla buona tenuta del Regno Unito
(-0.10%). Negativa, anche se più contenuta, la perdita del mercato nordamericano
(-1.28%). In marcata controtendenza
l’andamento mensile dei mercati emergenti, in rialzo del 2.46%.
I dati macroeconomici
pubblicati nel corso del mese hanno evidenziato da un lato l’accelerazione
della crescita americana e cinese nel secondo trimestre dell’anno, dall’altro
il rallentamento di quella europea. Complessivamente,
le attese di una graduale ripresa economica globale per la fine dell’anno sono
state confermate, anche se il FMI ha rivisto al ribasso le sue stime (3.4% da
3.7% per il 2014), per la frenata tutta americana del primo trimestre dell’anno.
A fare da sfondo ad un quadro macroeconomico sostanzialmente immutato sono state alcune notizie che hanno
contribuito ad innervosire gli investitori: le difficoltà legate all’istituto
finanziario portoghese Banco Santo Espirito, l’inasprimento delle sanzioni
economiche alla Russia ed infine il default selettivo dell’Argentina, il
secondo in tredici anni. La stagione delle trimestrali europee e americane,
cosi come la pubblicazione di dati macroeconomici sostanzialmente buoni sono
quindi passate in secondo piano.
In tema di politica
monetaria, a fine mese la Fed ha lasciato inalterati i tassi di interesse
ufficiali allo 0-0.25%. L’allentamento monetario è stato invece ridotto passando
da 35 a 25 miliardi di dollari al mese. Janet Yellen è apparsa cautamente
ottimista sulla crescita economica e sulla ripresa occupazionale, lasciando
tuttavia intendere che i tassi ufficiali rimarranno bassi ancora a lungo
nonostante questo miglioramento congiunturale. In occasione del consueto
appuntamento mensile del Consiglio dei Governatori della Banca Centrale
Europea, il presidente Mario Draghi ha mantenuto invariato il tasso di
interesse ufficiale (refi) a 0.15%. dopo le numerose misure adottate nel corso
del mese di giugno e che con ogni probabilità verranno potenziate ulteriormente,
essendo l’inflazione scesa ulteriormente secondo quanto rilasciato a fine mese
(0.4%).
Il miglioramento del
quadro congiunturale, confermato dai dati americani che per la prima volta
hanno evidenziato una ripresa, sebbene contenuta, della crescita salariale e
più in generale dell’inflazione ha permesso al rendimento del Treasury
decennale di salire lievemente (5 punti base a 2.58%), nonostante le
dichiarazioni della Yellen e l’aumentata avversione al rischio. Il Bund invece
ha continuato la sua discesa, chiudendo
il mese a 1.19% da 1.25% del mese precedente e dopo aver toccato quota
1.11%. Lo spread italiano e quello spagnolo hanno chiuso il mese
sostanzialmente stabili (158 punti base e 140 punti base rispettivamente),
avendo tuttavia registrato ad inizio mese una significativa ascesa in risposta
alla pubblicazione di dati macroeconomici particolarmente deludenti.
Sul mercato valutario, l’euro si è indebolito nei confronti del dollaro di
circa il 2%, chiudendo il mese a 1.3395.