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SETTEMBRE 2014
I mercati
azionari chiudono il mese di settembre in discesa, con l’indice MSCI World in
valuta locale in calo dell’1.16%. Il mercato nordamericano è sceso dell’1.87%,
mentre l’Europa ha contenuto le perdite scendendo di un più modesto 0.33%
grazie alla performance positiva di Italia, Spagna (+2.48% e +1.02%) e, in
misura minore, Francia (+0.45%). Il Regno Unito e la Germania hanno invece
lasciato sul terreno il 3 e lo 0.11% rispettivamente. Ha chiuso in territorio
positivo il mercato giapponese (MSCI Giappone in valuta locale +4.19%), mentre
si è interrotta nel mese la tendenza al rialzo dei mercati emergenti, con
l’indice MSCI Mercati Emergenti in valuta locale in discesa del 4.43%.
Eventi di
varia natura hanno dominato la scena nel corso del mese di settembre. Da un
lato, infatti, il referendum per l’indipendenza della Scozia ha avuto
un’influenza negativa sulle azioni inglesi e sulla sterlina, dall’altro le
manifestazioni ad Hong Kong così come l’avvicinarsi delle elezioni brasiliane e
il possibile intervento armato per combattere il movimento “Stato islamico”
hanno innervosito gli investitori, che hanno preferito in generale vendere gli
attivi rischiosi, soprattutto quelli emergenti. La brillante quotazione sul
listino americano del portale cinese Alibaba ha solo in parte riportato
fiducia.
I dati macroeconomici hanno dal canto loro confermato un quadro di
lenta e graduale ripresa, nonostante non siano mancate evidenze delle difficoltà
riscontrate dal ciclo economico europeo.
In tema di
politica monetaria, la Fed ha lasciato inalterati i tassi di interesse
ufficiali allo 0-0.25%. L’allentamento monetario è stato ridotto a 15 miliardi
di dollari al mese. Janet Yellen è apparsa cauta sulla crescita economica e
sull’inflazione (sulle quali sono state riviste al ribasso le stime) e sulla
ripresa del mercato occupazionale ed ha ribadito che i tassi ufficiali
rimarranno bassi ancora a lungo, anche se a fine 2015 potrebbero essere intorno
all’1.375% (e non più 1.25-1.5%). In occasione del consueto appuntamento mensile
del Consiglio dei Governatori della Banca Centrale Europea, il presidente Mario
Draghi, a sorpresa, ha tagliato il tasso di interesse ufficiale (refi) a 0.05% ed
annunciato una misura aggiuntiva (il cosiddetto credit easing) rispetto a
quelle già presentate a giugno e che hanno preso il via nel corso del mese. Le
azioni della BCE seguono i deludenti dati di crescita e inflazione rilevati
nella zona durante l’estate (0.3% quest’ultima, secondo la prima stima per il
mese di settembre).
La
pubblicazione di dati macroeconomici forti negli Stati Uniti hanno fatto salire
il rendimento del Treasury decennale (da 2.34% a 2.49% circa), influenzando il
Bund, che ha chiuso il mese a 0.95 da
0.89% del mese precedente e dopo aver toccato quota 0.86%. Lo spread italiano e
quello spagnolo hanno chiuso il mese in calo (140 punti base e 120 punti base
rispettivamente), dopo aver registrato una certa volatilità.
Sul mercato
valutario, l’euro si è ulteriormente indebolito nei confronti del dollaro di
circa il 3.99% chiudendo il mese a 1.2621 in discesa da inizio anno di 8.4%
circa.
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