I mercati azionari chiudono il mese di giugno in salita, con l’indice
MSCI World in valuta locale in rialzo dell’1.24%. Positiva la performance del
NordAmerica (+2.1%), e del Giappone (+4.7%). Tra i paesi europei, in calo
mediamente dell’1.13%, da segnalare il buon andamento della Spagna (+1.19%) in
controtendenza rispetto agli altri principali paesi del continente: Germania
-1.04%, Francia -2.16% e Italia -1.28%.
Il mese si è chiuso in rialzo per i mercati emergenti che sono saliti
mediamente dell’1.98% (MSCI EM in valuta locale).
I dati macroeconomici pubblicati nel corso del mese hanno evidenziato
qualche difficoltà nel primo trimestre sia negli Stati Uniti (dove la terza
stima della crescita del primo trimestre è stata nuovamente ridotta) che in
Europa dove la crescita e l’inflazione rimangono basse non alterando tuttavia,
complessivamente, le attese di una graduale ripresa economica globale per la
fine dell’anno. Gli investitori sono apparsi sostanzialmente sereni di fronte
al rischio geopolitico associato alla situazione ancora irrisolta in Ucraina e
alle nuove tensioni in Iraq.
A catalizzare l’interesse dei mercati finanziari sono state ancora una
volta le dichiarazioni dei banchieri centrali. In tema di politica monetaria,
la Fed ha lasciato inalterati i tassi di interesse ufficiali allo 0-0.25%.
L’allentamento monetario è stato invece ridotto passando da 45 a 35 miliardi di
dollari al mese. Janet Yellen ha abbasato le stime di crescita di lungo periodo
così come i tassi di interesse di equilibrio di lungo termine, lasciando
intendere che i tassi ufficiali rimarranno bassi ancora a lungo nonostante il
miglioramento congiunturale. In occasione del consueto appuntamento mensile del
Consiglio dei Governatori della Banca Centrale Europea, il presidente Mario
Draghi ha tagliato il tasso di interesse ufficiale (refi) da 0.25% a
0.15%. Contestualmente è stato ridotto il cosiddetto depo rate, portato per la
prima volta in territorio negativo (-0.10%) per incentivare l’immissione di
liquidità da parte delle banche nel sistema economico. Mario Draghi ha inoltre
esteso temporalmente i prestiti alle banche facenti parte del cosiddetto
programma MRO, ha annunciato la fine della sterilizzazione degli acquisti
nell’ambito del programma SMP e ha annunciato due nuove operazioni di
rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) per un ammontare complessivo di 400
miliardi di euro a patto che le banche che ne faranno ricorso concedano maggior
credito alle piccole e medie imprese. Il presidente della BCE non ha escluso,
qualora tutto ciò non fosse sufficiente ad allontanare la minaccia della
deflazione, un programma di “credit easing”.
L’atteggiamento ancora ultraespansivo di Draghi e l’assenza di sorprese
nei discorsi degli altri banchieri centrali ha permesso al rendimento dei
titoli di stato europei di continuare la sua discesa e a quello americano di
rimanere sostanzialmente invariato. Quello europeo a 10 anni è sceso di
11 punti base, quello americano è invece salito di 5 punti base,
arrivando a fine mese a 1.25 circa il primo e a 2.53 circa il secondo. E’
ripresa la discesa del differenziale di rendimento dei titoli decennali
italiani e spagnoli sostanzialmente invariati rispetto al mese precedente (-6
punti base il primo a 160, -15 punti base a 140 il secondo).
Sul mercato valutario, nonostante le dichiarazioni
di Draghi l’euro si è rafforzato nei confronti del dollaro dello 0.37%
chiudendo il mese a 1.369.