giovedì 12 giugno 2014

Non è mai troppo tardi...con Tardino ! DOVE SONO I PESCI ?



“Dove sono i pesci? Investire quando le opportunità diventano scarse”. Questo il titolo della presentazione di Wiliam De Vijlder, vice presidente di BNPParibas Investment Partners
www.fondsnieuws.nl
che ha illustrato alla stampa italiana lo scorso 10 giugno le strategie di investimento per i prossimi mesi.
Le argomentazioni portate all’attenzione dei giornalisti presenti si snodano in 10 punti cruciali che identificano i tratti salienti dello scenario economico presente, e con ogni probabilità, del prossimo futuro e le opportunità ancora da cogliere per l’investitore:
1)      Le economie sviluppate stanno facendo meglio di quelle emergenti
2)      La crescita nei paesi in via di sviluppo è inferiore a quella passata
3)      La divergenza in termini di politiche monetarie è in aumento
4)      Il rischio geopolitico ha avuto sui mercati un impatto limitato
5)      E’ sempre più difficile trovare attivi dalle valutazioni interessanti
6)      Le principali banche centrali sono di sostegno
7)      Questo approccio contribuisce a mantenere bassi i rendimenti e alimenta   la       ricerca del rendimento da parte degli investitori
8)      Sovrappesare l’azionario dei paesi sviluppati senza preferenze regionali
9)      Sovrappesare corporate HY e obbligazioni legate all’inflazione
10)    Neutrali sui mercati emergenti

Nel corso della presentazione DeVijlder passa in rassegna i principali fattori che hanno guidato i mercati finanziari nel corso della prima parte del 2014: le tensioni in Ucraina, le comunicazioni della FED e della BCE e lo scetticismo sull’efficacia della nuova politica di Abe in Giappone. E quelli che guideranno i mercati nel proseguo dell’anno: non ci saranno rialzi dei tassi; l’economia americana, quella europea e quella giapponese stanno recuperando vigore; ma le valutazioni dei  mercati sono in molti casi poco interessanti.

Il rendimento più allettante è quello offerto dalle azioni che, se misurato come la redditività (utile/prezzo) dei titoli dell’MSCI (Europa o Stati Uniti poco cambia, essendo tuttavia più elevato quello europeo),  si colloca all’incirca al 7%; seguono le obbligazioni emergenti in valuta locale  e in dollari (circa 6.5% e 5.5% rispettivamente), il credito HY europeo (circa 4.5%) ed i governativi decennali periferici (circa 3% per l’Italia e la Spagna).



                                        Laura Tardino


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giovedì 5 giugno 2014

Tardino Express - FORSE CI SIAMO


diyartcraft.com

Forse ci siamo

Forse ci siamo: complici gli ultimi dati su inflazione e crescita, la BCE taglierà i tassi portando i rendimenti sui depositi per la prima volta nella sua storia  in territorio negativo.  Una scelta dalle molteplici implicazioni, come mostra la figura,  tutte da valutare per investire al meglio i propri risparmi in quella che si preannuncia un’estate quantomeno interessante anche se è difficile per i mercati finanziari replicare quanto avvenne solo due anni fa con l’annuncio di fine giugno fatto dallo stesso Draghi.

Nella storia una delle poche banche che ha intrapreso la strada dei rendimenti negativi sui depositi è stata la Banca Nazionale Danese che da luglio 2012 ad aprile 2014 ha disincentivato le banche domestiche dal depositare il loro denaro invece che farlo confluire nell’economia reale attraverso prestiti alle famiglie e alle imprese con una remunerazione overnight negativa. Il caso danese è interessante perché le banche locali alle prese con costi maggiori per i depositi presso la banca centrale sono state spinte a innalzare la marginazione sui prestiti (in particolare alle famiglie) per evitare un eccessivo impatto sui loro utili.

Un effetto che se nel caso danese, dove la maggiore preoccupazione era la salvaguardia del cambio e non la crescita economica, è stato ben sopportato dalla Banca Centrale difficilmente piacerebbe invece alla BCE e probabilmente ai mercati che negli ultimi mesi hanno iniziato ad incorporare nei prezzi almeno una parte delle mosse dell’istituto di Bruxelles.

La BCE potrebbe, anzi dovrebbe, accompagnare il taglio dei tassi (il cosiddetto refi rate ed il depo rate) con nuovi stimoli monetari non convenzionali. Un nuovo LTRO sembra l’ipotesi più probabile con conseguenze marginalmente positive per i finanziari (la cui marginazione sui prestiti “migliorerebbe” gli utili del settore) e non è da escludere un vero e proprio QE à la FED maniera ma che avrà con ogni probabilità per oggetto gli ABS delle piccole e medie imprese europee.

Il solo taglio dei tassi deluderebbe quindi i mercati e potrebbe continuare a spingere l’euro in basso tanto più se la BCE spinge le aspettative inflattive contribuendo ad una discesa ulteriore dei tassi reali. Viceversa nuovi stimoli monetari potrebbero sostenere ancora  il mercato del credito e l’azionario ed in particolare il settore finanziario.
Adelante con juicio!

... al prossimo TARDINO EXPRESS !!!



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Laura Tardino

mercoledì 4 giugno 2014

TARDINO COMMENTA IL MAGGIO 2014

luccaitalianschool.blogspot.com





I mercati azionari chiudono il mese di maggio in salita, con l’indice MSCI World in valuta locale in rialzo dell’1.91%. Positiva la performance del NordAmerica (+1.97%), dei mercati europei (+1.51% in media) e di quello giapponese (+3.54%). Tra i paesi europei da segnalare il buon andamento della Spagna (+3.59%), della Germania (+1.71%) e della Francia (+0.86%) mentre l’Italia ha registrato una performance negativa (-0.59%).

Il mese si è chiuso in forte rialzo per i mercati emergenti, che sono saliti mediamente del 2.62% (MSCI EM in valuta locale).

L’atteggiamento ancora espansivo e l’assenza di sorprese nei discorsi dei banchieri centrali ha permesso ai rendimenti dei titoli di stato americani ed europei di continuare la loro discesa.  Quello americano a 10 anni è sceso di 17  punti base, quello europeo è invece sceso di 11 punti base, arrivando a fine mese a 2.48 circa il primo e a 1.36 circa il secondo. Si è invece interrotta la discesa del differenziale di rendimento dei titoli decennali italiani e spagnoli sostanzialmente invariati rispetto al mese precedente (+6 punti base il primo a 166, fermo a 155 il secondo) nonostante l’elevata volatilità mostrata nel corso del mese e alimentata da prese di beneficio.

Sul mercato valutario, il dollaro si è deprezzato dell’1.63% nei confronti dell’euro chiudendo il mese a 1.3639. 

I dati macroeconomici pubblicati nel corso del mese hanno evidenziato qualche difficoltà nel primo trimestre sia negli Stati Uniti che in qualche paese europeo (Francia, Italia) non alterando tuttavia, complessivamente, le attese di una graduale ripresa economica globale per la fine dell’anno. Aprile è stato il mese delle elezioni: quelle europee caratterizzate da un forte astensionismo e dall’avanzata significativa dei partiti euroscettici, quelle indiane (con la vittoria del partito delle riforme  di Narendra Modi) e quelle ucraine (con la nomina del nuovo presidente filo-occidentale Petro Poronchenko). Gli investitori sono apparsi sereni di fronte agli esiti elettorali leggendo nei numeri la volontà di andare avanti con le necessarie riforme (Italia, India) e il minor rischio geopolitico (Ucraina).In tema di politica monetaria, la Fed ha lasciato inalterati i tassi di interesse ufficiali allo 0-0.25%. L’allentamento monetario è proseguito al ritmo di 45 miliardi di dollari al mese. Intervenuta di fronte al Congresso, la Yellen ha ribadito che nonostante il miglioramento del mercato occupazionale (disoccupazione al 6.3%), i salari rimangono sotto pressione, lasciando intendere che i tassi di interesse rimarranno bassi ancora a lungo. In occasione del consueto appuntamento mensile del Consiglio dei Governatori della Banca Centrale Europea, il presidente Mario Draghi ha mantenuto inalterato il tasso di interesse ufficiale a 0.25%, ribadendo che esso rimarrà basso per un periodo prolungato e di essere pronto a introdurre nuovi stimoli già a partire dal prossimo mese una volta noti i nuovi dati di crescita e inflazione.


   Laura Tardino

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