venerdì 8 febbraio 2013

Conflitto d'interessi: interessa solo Berlusconi & Avversari ?

Nei primi anni ‘8o un articolo sul risparmio degli italiani e sulle promesse del nascente mercato dei fondi comuni di investimento titolava: “Se il risparmiatore non va al mercato, il mercato va al risparmiatore”. Solo 10 anni erano trascorsi da quando un decreto aveva zavorrato sul nascere il promettente mercato dei fondi comuni "lussemburghesi”, unici allora sottoscrivibili in Italia, imponendo ai sottoscrittori di congelare 
@wateronline.info
una pari somma su un conto bancario senza interessi.

Il potentissimo sistema delle banche fu accusato di aver spinto il legislatore a frenare quegli strumenti che minacciavano di distrarre flussi di denaro dai certificati di deposito bancari. Fortunatamente quel decreto decadde, ma ci volle ancora un decennio (con il varo della legge sui fondi comuni di diritto italiano) perché il vento cambiasse. Era il 1984, ma le banche ormai erano pronte. 
Da quel momento, infatti, 

Elab. IRM su Indice Comit Globale, base 1972=100
in Borsa esplose la domanda di azioni, con un rialzo che, in 3 anni, segnò un record storico: l’indice Comit superò quota 900, per poi precipitare a 500 e da allora navigare stancamente per un decennio e solo a luglio 1997 mostrare i segni di una vera ripresa.
 Tanto ci volle, alla nostra Borsa, per smaltire il fiume di denaro sgorgato dalla repentina conversione all’azionariato di un pubblico fiducioso ed inesperto, trascinato dal richiamo di nuove reti di vendita di fondi comuni, di cui molte controllate da banche.

 Quelle stesse che, allettate dagli alti profitti della vendita dei prodotti finanziari, affiancarono le reti operanti a domicilio dei clienti con apparati commerciali interni alle agenzie, in un percorso di marketing che rese felici molti top manager bancari (ma infelici molti risparmiatori).

 
@re-define.org
 Come se le vicende finanziarie dell'ultimo quinquennio, innescate dalla crisi dei mutui Ninja ma favorite da un sistema finanziario dominato da soggetti "too big to fail" (troppo grandi per essere lasciati fallire), non ci avessero insegnato nulla, ancor oggi le più grandi reti commerciali di sportelli bancari, assicurativi e postali si disputano, pressoché indisturbate, la montagna di denaro accantonata dai fiduciosi risparmiatori italiani. 

 Allora, appare forse lecito domandarsi quanto abbia influito su tale andamento il modello da noi prevalente della banca “universale”, presso la quale si compiono tutte le operazioni bancarie e finanziarie. Per scoprirlo, non è possibile non affrontare il tema del conflitto d'interessi, non quello delle tv ma, tanto per fare un esempio, quello che si presenterebbe tra le mura degli ambulatori se i medici di base fossero anche dipendenti o agenti di aziende farmaceutiche.

Sempre a mo’ di esempio, quando il professor Garattini cita, in Clinical Evidence, la pubblicità come uno dei principali nemici della buona pratica clinica, quale “forma di conoscenza distorta a favore di chi vuole vendere qualcosa”, la mente corre subito agli spot che promettono libertà dal dolore ed all’esercito di 20 mila informatori farmaceutici. Ma anche, per analogia, allo spot del fondo comune che “vola verso gli obiettivi di rendimento” e che un esercito ancor più possente di dipendenti bancari ed agenti è pronto a somministrare.

        
@sport85.com
 Per difenderci, dovremmo non dare retta alle sirene 
che reclamizzano marchi e prodotti finanziari come appetitosi beni di consumo. E riconoscere, anche per i nostri investimenti, il buon medico, individuandolo tra quelli davvero liberi di affiancare l’investitore nelle sue scelte, essendosi resi estranei alle logiche di bilancio dei gruppi che dominano il mercato e potendo pertanto proporre degnamente, ai loro clienti, un rapporto di vera consulenza finanziaria.


Il raffronto tra medicina e consulenza finanziaria non sembri irriverente: l’attività del medico a tutela della salute si svolge su un piano più nobile, ma caratterizzato da atteggiamenti diagnostici e terapeutici simili a quelli praticati dal buon consulente finanziario a tutela della "salute finanziaria" del suo cliente. Se accettiamo per un attimo di considerare il risparmiatore come un paziente, notiamo che la pianificazione finanziaria echeggia situazioni tipiche della metodologia clinica.

L’analisi della situazione economico-finanziaria e psico-sociale del cliente ricorda l’anamnesi personale e familiare del paziente ed è seguita da un'attività di diagnosi-prognosi che si protrae a lungo nel tempo e sfocia nella costruzione e nella manutenzione di una strategia di protezione dai rischi e di pianificazione del risparmio e degli investimenti che, come nell'Evidence Based Medicine, pone al centro della cura l'analisi permanente del rapporto rischi-benefici.

@centrometropoli.com

In questo contesto, come in quello clinico, varcare la soglia della farmacia finanziaria, con tutti i prodotti ed i marchi scintillanti in bella vista, rappresenta solo l'ultimo dei passi da muovere, avendo prima ben compreso che si può rischiare di incontrare un possibile portatore di conflitto di interessi anche senza varcare soglie più imponenti, come quelle dei vari palazzi del potere politico.





 

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